Abel Hernández-Muñoz
Le isole sono sempre state considerate luoghi magici, apparsi all’orizzonte quando i marinai avevano perso le speranze di sopravvivenza, emblematici dell’esotismo naturale che caratterizza le figurazioni dei paradisi terrestri. Sono luoghi isolati dal mare, soggetti ad esso, in totale armonia con la natura. Il mare, che è la culla della vita, ha dato alle isole la loro bellezza e sono come affioramenti dello spirito degli oceani. Basta raggiungerle perché l’uomo senta l’energia che trasmettono in tutto il corpo. E tra le isole, quelle dei tropici sono come la prima classe della nave della vita, perché sono anche luce e colore. È così che mi sono sentita durante la mia spedizione a Trinidad Island, l’isola più grande dell’arcipelago di Trinidad & Tobago. Si trattava di un’escursione nella giungla di quest’isola situata all’estremità meridionale dell’arco delle Antille, al margine sud-orientale del Mar dei Caraibi, di fronte al delta del fiume Orinoco e a nord del Venezuela. È un paradiso unico della fauna dell’Orinoco, dove si possono trovare ragni, serpenti, ara, macao, talloni, colibrì, danze, ocelot, cervi, giaguari, caimani, bradipi, lamantini, lamantini, tra gli altri.